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Si riportano le principali tipologie di impianto:
• per la filtrazione di solidi: uno strato di
80/100 cm di ghiaia o sabbia quarzifera di
varia granulometria, con eventuale strato
di antracite (particolarmente indicato per
le acque di scarico);
• per l’eliminazione di ferro e manganese:
sempre uno strato di ghiaia e sabbia, ma
misto a biossido di manganese;
• per l’eliminazione di cloro e composti
organici: tra gli 80 e i 200 cm di carbone
attivo, di origine vegetale o minerale,
che presenta una buona capacità di
adsorbimento in determinate condizioni di
temperatura e pressione;
• per la neutralizzazione di acque
contaminate:
strati
di
dolomia
semicalcinata (tra gli 80 e i 100 cm).
Inoltre, appena prima di iniziare il ciclo di
potabilizzazione,incorrispondenzadelprelievo
delle acque da fonti superficiali, si possono
utilizzare filtri dissabbiatori che, sfruttando il
potere filtrante di apposite cartucce, svolgono
una preliminare separazione delle sabbie e
degli elementi solidi dall’acqua per proteggere
le tubature dai residui e dalle incrostazioni.
Per un’eliminazione ancora migliore di solidi,
sabbia e altri elementi esterni si possono
collegare alle reti domestiche la stessa
tipologia di filtri dissabbiatori (seppure di
dimensioni molto inferiori), che possono
essere sia semi-automatici che totalmente
automatici (quindi adatti a effettuare
in completa autonomia le operazioni di
controlavaggio del filtro) e sono in grado di
trattenere anche residui molto fini, in quanto il
filtro presenta fori dai 100 ai 50 µm.
B) DISINFEZIONE O DEBATTERIZZAZIONE
Tale tecnica è quella maggiormente
usata, anche perché prevista per tutte e
tre le categorie (A1, A2, A3) delle acque
superficiali destinate all’uso potabile. Viene
prevalentemente effettuata con:
− l’utilizzo del cloro (specialmente ipoclorito
di sodio, come indicato dalle normative
europee), metodo chimico;
− l’ozono, metodo chimico;
− i raggi ultravioletti, metodo fisico.
CAPITOLO 2 |
L’ACQUA POTABILE
Figura 3: Filtri dissabbiatori
